La borsa di Miss Flite by Bruno Cavallone

La borsa di Miss Flite by Bruno Cavallone

autore:Bruno Cavallone [Cavallone, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-11-30T16:00:00+00:00


«Il cerchio di gesso nel Caucaso».

Le fonti di Brecht: «Hoei-lan-ki» e Klabund

Una decisione equivalente a quella di Salomone, raggiunta con l’impiego di uno strumento processuale altrettanto anomalo, si trova in un famoso testo teatrale moderno: Il cerchio di gesso nel Caucaso di Bertolt Brecht.

Che l’ultimo atto della commedia – scritta durante l’esilio americano di Brecht per i teatri di Broadway (e si vede, direi, trattandosi del più «leggero» e divertente dei suoi drammi) – presenti notevoli assonanze con il testo biblico ora commentato, è evidente.

Peraltro, la contesa giudiziaria tra le «due madri» è un archetipo narrativo che appartiene, probabilmente, al folklore di ogni civiltà, anche se le versioni che ne sono state reperite e catalogate – qualche decina – si collocano prevalentemente nelle aree culturali indiana, cinese e tibetana.

Nella generalità di questi racconti, a differenza che in quello biblico, le due donne non sono prostitute, bensì le mogli, o la moglie e una concubina, di uno stesso uomo, facoltoso. In qualche caso, ciascuna ne ha avuto un figlio maschio, e uno dei bambini è morto. In altri, il bambino è ab origine unico, perché una delle donne è sterile, o ha abortito. Tutto comunque procede tranquillamente, ed entrambe le donne accudiscono il bambino (che così cresce convinto di avere due madri), fino alla morte prematura dell’uomo, allorché ciascuna si proclama «vera madre» dell’erede, aspirando ai benefici economici e sociali che da tale qualità le deriverebbero. Una struttura narrativa più coerente e prevedibile, potremmo dire, di quella del Primo libro dei Re, dove, eliminata la motivazione successoria, riesce meno immediatamente plausibile che la maternità del bambino venga tenacemente rivendicata anche da colei che sa di non averlo partorito; e tanto più se si pensa che, rispetto alla professione esercitata da entrambe, la presenza di un figlio da nutrire e allevare parrebbe, in termini pratici, piuttosto un peso o un ostacolo che un vantaggio. In compenso la versione biblica del racconto rende molto più complesso e tragico il personaggio della donna mendace, che, avendo perso il proprio figlio per colpevole disattenzione, schiacciandolo nel sonno, vorrebbe il figlio dell’altra in funzione riparatoria o consolatoria, ovvero, in alternativa, vorrebbe privare anche l’altra di ciò che lei non ha più.

Dopo di che, la lite viene decisa con lo stesso metodo di Salomone, oppure, frequentemente, con una sorta di cinico tiro alla fune, cioè invitando le due litiganti ad afferrare ciascuna il bambino per un braccio e a tirarlo verso di sé, con il risultato che anche in questo caso la vera madre (o la migliore delle due donne, sed de hoc infra), per non fare del male al bambino, rinuncia a favore dell’altra, e viene immancabilmente premiata dal giudice.

Per quanto ora più direttamente ci interessa, quest’ultimo schema fu ripreso in un testo teatrale cinese dell’epoca Yuan (1279-1368), intitolato Hoei-lan-ki (o altre translitterazioni equivalenti), cioè Il cerchio di gesso, che nel corso dell’Ottocento fu oggetto in Europa di varie traduzioni più o meno libere. E una di queste – verosimilmente quella di Wollheim da Fonseca, pubblicata



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